Passaggio di un paziente dalla posizione supina a seduto sul letto, poi con gli arti inferiori fuori dal letto.

Letto di tipo ospedaliero o domiciliare con comandi di sblocco del piano rete manuale.
Un operatore.
L'operatore solleva lo schienale del letto;
ruota il corpo del paziente, portando le gambe fuori dal materasso.
Letto domiciliare singolo a rete fissa non accostato alla parete.
Due operatori.
Si posizionano ciascuno a un lato del letto frontalmente al paziente, con il ginocchio vicino al letto appoggiato sul meterasso. Se lo spazio risulta insufficiente o le condizioni igieniche non sono ottimali posizionarsi con gli arti inferiori uno davanti all'altro;
un operatore sostiene la nuca del paziente;
il secondo gli sostiene la spalla;
appoggiano l'avambraccio libero sul materasso o sulla coscia dell'arto inferiore esterno;
dirigono il proprio capo e tronco verso la testiera;
sollevano contemporaneamente il tronco del paziente sino a portarlo seduto, facendo leva sull'avambraccio della mano libera e mantenendo la schiena in asse, mentre il bacino tocca il tallone dell'arto inferiore appoggiato sul materasso.
Questa manovra può essere utilizzata anche per l'aggiustamento del cuscino o per lo spostamento del paziente verso la testiera del letto in posizione seduta.
Nell'ultima fase dell'operazione un operatore sostiene il tronco del paziente;
il secondo porta le gambe fuori dal meterasso.

Collocamento della padella sotto il corpo del paziente.

Paziente parzialmente collaborante.
Un operatore.
Paziente supino.
Se si utilizza una sola gamba: punta il piede sul letto all'altezza dell'altro ginocchio, il paziente prende la staffa o il bordo della testiera del letto con una o due mani e solleva il bacino.
Operatore:
si posiziona con il bacino ad angolo di 45° rispetto al bordo del letto, con gli arti inferiori uno davanti all'altro e leggermente flessi o con un ginocchio appoggiato sul letto;
inserisce la padella sotto il bacino del paziente con una mano, mentre con l'altra aiuta il paziente a rimanere sollevato;
per l'estrazione della padella si procede alla stessa maniera;
è opportuno inserire la padella dal lato del ginocchio flesso del paziente mentre questo solleva la porzione di bacino corrispondente.

Paziente non collaborante.
Paziente supino.
Ruota il paziente sul fianco in allontanamento.
Operatore:
si posiziona con il bacino ad angolo di 45° rispetto al bordo del letto, con gli arti inferiori uno davanti all'altro e leggermente flessi o con un ginocchio appoggiato sul letto;
inserire la padella con una mano, mentre con l'latra sostenere il corpo del paziente;
riposizionare il paziente supino sopra la padella;
per l'estrazione si procede alla stessa maniera.
N.B. Non eseguire cifotizzazione, torsione o inclinazione della colonna.

Trasferimento del paziente verso la testiera del letto.

Paziente parzialmente collaborante.
Un operatore.
Paziente supino:
se si utilizza una sola gamba, il paziente punta il piede sul letto all'altezza del ginocchio, prende la staffa, se presente, o il profilo della testiera del letto con una o due mani, e si solleva.
Operatore:
si pone dal lato dell'arto inferiore più debole del paziente, con le ginocchia flesse e leggermente divaricate, o con un ginocchio poggiato sul letto;
pone le mani sotto il fianco del paziente e, al via, lo aiuta nello spostamento.
N.B. Non inclinare o cifotizzare la colonna. Trasferire il peso sugli arti inferiori.

Paziente non collaborante, con peso non superiore ai 60 Kg.
Due operatori.
Variante:
Paziente supino.
Operatori:
nel caso di trasferimento da eseguire in assenza di traversa o lenzuolo, è consigliabile utilizzare le seguenti istruzioni operative.
Ciascun operatore si pone di fronte al collega, con le gambe divaricate e leggermente flesse;
posiziona una mano sotto la spalla del paziente, comprendendone il capo e si aggancia al collega, l'altra mano sotto la coscia;
entrambi gli operatori sollevano e trasferiscono il paziente verso la testiera del letto.
Se il paziente ha un minimo controllo delle anche, si può sistemare un cuscino tra la pediera e i suoi piedi per facilitare l'appoggio di questi ultimi sul materasso.
N.B. Non inclinare o cifotizzare la colonna. Trasferire il peso sugli arti inferiori.
Variante:
Paziente supino.
Rotolare il paziente sul fianco, inserire una traversa o un lenzuolo piegato a metà in modo da comprendere la parte del corpo del paziente che va dal capo al bacino;
posizionare il paziente supino e ruotarlo dall'altro lato per estrarre la traversa;
rimetterlo in posizione supina.
Due operatori.
Porsi uno di fronte all'altro, a base allargata e ginocchia flesse, oppure con un ginocchio sul letto per avvicinarsi al carico;
eseguire la presa della traversa con ambedue i palmi delle mani rivolti in basso in opposizione all'altra vicino al bacino, tenendole il più possibile vicino al corpo del paziente;
sollevare e trasferire il paziente verso la testiera del letto.
E' possibile ridurre l'attrito degli arti inferiori, attraverso l'utilizzo di un cuscino o meglio ancora di un rotolo di gommapiuma densa posto sotto le ginocchia.
N.B. Non inclinare o cifotizzare la colonna. Traferire il peso sugli arti inferiori.

Paziente non collaborante con peso elevato.
Usa il sollevatore, se non è disponibile esegui l'operazione utilizzando teli ad alto scorrimento e chiedi l'aiuto di altri operatori. In assenza di entrambi gli ausili seguire la seguente istruzione operativa.
Paziente supino.
Utilizzare il lenzuolo che si trova sotto il corpo del paziente o inserirlo se manca.
Quattro operatori.
Si posizionano in coppia, due per ciascun lato del letto;
ciascun operatore afferra una porzione di lenzuolo arrotolato il più possibile, costruendo una specie di barella;
posizionano le mani in corrispondenza della zona del capo e della spalla, fianco, bacino e ginocchio;
gli operatori che si posizionano al lato del capo, possono salire con un ginocchio sul letto per avvicinarsi al carico.
N.B. Non inclinare o cifotizzare la colonna. Trasferire il peso sugli arti inferiori. Il mancato utilizzo dei teli di scorrimento, comporta per gli operatori l'esecuzione di un sollevamento forzato in quanto la traversa di cotone non riesce ad eliminare l'attrito del corpo sul materasso.
L'utilizzo dei teli ad alto scorrimento evita agli operatori l'esecuzione di operazioni di sollevamento e consente di eseguire il trasferimento dei pazienti con decubiti, senza causare sfregamento delle zone ulcerate, in quanto si spostano i teli e non il corpo.

"Presa" per l'esecuzione di cambi di postura a letto e rotolamento paziente da supino alla posizione sul fianco.

Avvicinamento del paziente all'operatore con presa controlaterale.
Un operatore.
L'operatore può posizionare gli arti inferiori a base allargata o con un piede davanti all'altro di fronte al fianco del letto; oppure salire con un ginocchio sul letto, per avvicinarsi al carico.
Variante consigliata:
posiziona una mano sotto la spalla, l'altra sotto il bacino.
Variante:
posiziona una mano sotto il bacino, l'altra sulla parte esterna del ginocchio flesso e accavallato; questa variante può essere utilizzata se il tronco è sufficientemente flessibile.
Variante:
posiziona una mano sotto la scapola, con l'altra, passando attraverso la parte mediale delle cosce, esegui una presa del gluteo controlaterale.

Il rotolamento del corpo del paziente in avvicinamento, avviene principalmente grazie ad un aggancio del paziente attraverso le varie prese citate e per uno spostamento all'indietro del bacino dell'operatore, che partendo dalla posizione in piedi arriva quasi seduto, per risalire, alla fine del rotolamento, in piedi senza incurvare la schiena.
N.B. Mantenere sempre l'asse fisiologico della colonna senza cifotizzarla, aiutandosi con la flessione delle anche per avvicinarsi al carico.


Allontanamento del paziente dall'operatore con presa omolaterale.
Un operatore.
L'operatore può posizionare gli arti inferiori a base allargata o con un piede davanti all'altro, per avvicinarsi al carico.
Variante consigliata:
posiziona una mano sotto la scapola, l'latra sotto il bacino.
Variante:
posiziona una mano sotto la scapola, l'altra sul lato esterno del ginocchio flesso del paziente.
Variante:
posiziona una mano sotto il bacino, l'altra passando attraverso la parte mediana delle cosce, si aggancia al piatto della coscia controlaterale.

Il rotolamento del corpo del paziente in allontanamento, avviene principalmente grazie allo spostamento in avanti del tronco dell'operatore a seguito della presa e della spinta delle gambe.
N.B. Evitare di estendere il rachide.

Tutte le operazioni di avvicinamento o di allontanamento, possono anche essere eseguite da due o più operatori, qualora le condizioni del paziente lo richiedano(es: obeso, non collaborante, ecc..).
In questo caso gli operatore si posizionano dallo stesso lato o uno di fronte all'altro, eseguono le stesse istruzioni operative viste per l'operatore singolo, sistemando le mani nelle zone della spalla, del fianco, del bacino e del ginocchio.
Se si utilizza un letto ad altezza variabile, sarà opportuno posizionarlo all'altezza dei fianchi dell'operatore più basso.

Preparazione ergonomico-posturale dell'operatore alla movimentazione del paziente allettato.

L'operatore si posiziona davanti al letto del paziente ed esegue le segue le seguenti azioni a seconda delle esigenze della situazione.
Posizione degli arti inferiori:
  • a base allargata, con i piedi paralleli e le ginocchia leggermente flesse
  • a base allargata. con un piede in avanti rispetto all'altro
  • un piede a terra, a ginocchio leggermente flesso, mentre l'altro ginocchio sta appoggiato sul letto. 
N.B. La schiena rimane sempre in asse. Non eseguire cifotizzazione, inclinazioni o torsione del tronco.
Posizione degli arti inferiori per eseguire trasferimenti di carico laterali:
  • a base allargata, con i piedi paralleli; all'inizio del movimento la gamba direzionale parte estesa, mentre l'altra parte flessa con la schiena in asse.
N.B. La schiena rimane sempre in asse. Non eseguire cifotizzazioni, inclinazioni o torsione del tronco.

Preparazione del paziente ai cambi di postura a letto.
La preparazione ergonomica del paziente consente all'operatore, ove possibile, di ottenere uno spostamento del corpo del paziente più efficace e meno faticoso, in quanto è questi idealmente trasformato, con la preparazione, in un cilindro.
Paziente parzialmente collaborante.
Preparazione del paziente in posizione supina:
  • capo: ruotare il capo nella direzione del rotolamento;
  • braccia: dirigere le braccia nella direzione del rotolamento;
  • arti inferiori: mantenere esteso l'arto che fa da perno al rotolamento; l'altro si flette sino all'altezza del ginocchio, con appoggio del piede sul materasso.
Paziente non collaborante.
Preparazione del paziente in posizione supina:
  • capo: ruotare il capo in direzione del rotolamento;
  • braccia: dirigere le braccia nella direzione del rotolamento;
  • arti inferiori: mantenere esteso l'arto inferiore che fa da perno al rotolamento; anche l'altro rimane in estensione, ma accavallato sul primo.
N.B. In caso di esiti di interventi ortopedici o patologie neurologiche, è importante proteggere la sede articolare da rischi di dislocazione o movimentazione dolorosa, inserendo un cuscino tra le ginocchia del paziente durante il trasferimento, mantenendolo in sede durante tutto il tempo necessario per il raggiungimento della nuova posizione.

Criteri di valutazione per la movimentazione dei pazienti senza ausili.

In questo post suggerisco alcune istruzioni operative corrette, relative alle manovre più frequenti eseguite da operatori sanitari, famigliari e volontari che assistono persone non autosufficienti. Attenendosi a queste istruzioni si abbassa notevolmente il rischio ed aumenta il livello di qualità della prestazione, in quanto comportano molta attenzione verso il paziente ed uno speciale riguardo per se stessi come operatori.
Criteri di valutazione per la scelta della metodologia operativa.
Obiettivo della movimentazione:
  • riabilitativo-educativo: privilegerà una tecnica che stimoli il paziente ad essere quanto più autonomo possibile;
  • preventivo: rispetto alle complicanze derivanti dall'immobilità (lesioni da decubito, retrazioni tendinee, sindrome da immobilizzazione);
  • esecutivo: per permettere l'esecuzione di un'azione infermieristica (igiene, terapia iniettiva, ecc..).

Variabili da valutare.
Metodo di valutazione del paziente:
  • indiretto: attraverso la consultazione della documentazione di reparto: diario clinico, cartella infermieristica e medica, consegne o schede di valutazione;
  • diretto: attraverso l'apposita richiesta di atti di collaborazione semplici per sondare la qualità delle risposte che il paziente è in grado di produrre.
Tipologia di paziente:
  • collaborante
  • parzialmente collaborante
  • non collaborante.
Tipo di dipendenza:
verificare il livello di dipendenza del paziente in esame, che può essere: funzionale-cognitiva-appresa-naturale.
Dipendenza funzionale:
  • da  paralisi: tetraplegia, paraplegia, emiplegia, monoparesi;
  • da blocchi articolari: artrosici, da retrazione tendinea, da P.O.A. ossificazione delle parti molli, presenza di busti o tutori;
  • da divieto di carico: dopo fratture, inserimento protesi, ecc..;
  • da presenza di ipertono: in questo caso viene richiesto al paziente di non eseguire movimenti che richiedono uno sforzo intenso;
  • da presenza di dolore: nei pazienti chirurgici, artrosici, artritici, ecc..
Dipendenza cognitiva:
  • da deficit della comunicazione: sordità, afasia (spesso l'afasico oltre a non parlare ha difficoltà a comprendere e non può leggere, nè scrivere), lingua madre;
  • da deficit della comprensione: il paziente può essere confuso (disorientato nel tempo e nello spazio), affetto da demenza, acritico ( più pericoloso per l'eventualità di incidenti perchè in genere iperattivo, ma del tutto inadeguato  a valutare le proprie capacità in modo obiettivo);
  • da coma: nessun canale di comunicazione utilizzabile, apparenza, con il paziente. In ogni caso mantenere attivo il piano della comunicazione, come se questi fosse presente ed operare in maniera sostitutiva nella movimentazione;
  • da paura: in questo caso bisogna tenere presente che il contatto con il paziente può dar luogo a reazioni diverse da quelle richieste: improvvise e non di rado aggressive; in genere comunque rischiose per l'operatore e per il paziente stesso.
Dipendenza appresa:
  • abitudine alla dipendenza: dovuta ad eccesso di interventi totalmente sostitutivi da parte dei aprenti (in particolare quelli più sensibili che non riescono a sottrarsi ad alcun tipo di richiesta;
  • da percezione negativa delle proprie capacità: depressione, negativismo nelle comunicazioni.
Dipendenza naturale:
  • bambini fino ai 3-5 anni.

Valutazione dell'operatore:
  • capacità fisiche: forza muscolare, assenza o presenza di patologie;
  • capacità di relazione con i pazienti: patologia psichiatrica, confusione mentale, deficit di comunicazione (ad esempio con estranei o gli afasici);
  • capacità professionale: analisi delle competenze con eventuale coinvolgimento di altre figure professionali; livello di formazione.

Valutazione della struttura:
  • presenza o meno di spazio sufficiente per eseguire correttamente le manovre richieste;
  • presenza di barriere architettoniche.

Scelta della tecnica.
Valutazione del tipo di approccio al paziente:
  • totalmente sostitutivo: -manuale: valutazione della necessità/disponibiltà di aiuto da parte di altri operatori; -con l'uso di ausili ove presenti;
  • di parziale supporto riabilitativo-educativo: si priviligerà una tecnica che stimoli il malto ad essere quanto più possibile autonomo (è previsto il coinvolgimento dei famigliari);
  • misto.
Caratteristiche della tecnica:
  • appropriatezza rispetto all'obiettivo;
  • aderenza a linee guida aziendali o protocolli e istruzioni operative di reparto;
  • semplicità e velocità di esecuzione;
  • successo in sicurezza;
  • partecipazione del paziente (auto-care, soddisfazione personale);
  • minore sforzo possibile (sia per il paziente che per gli operatori).

Controllo e valutazione dei risultati:
  • economicità: tempo, risorse, personale;
  • sicurezza: del paziente e dell'operatore;
  • vissuto del paziente: verificare l'accettazione e l'adesione da parte del paziente alla tecnica proposta.

Regole fondamentali.
Comunicazione con il paziente per ottenere la collaborazione:
  • non avere atteggiamenti dubbiosi, insicuri;
  • non mostrarsi ansiosi;
  • non essere autoritari ma autorevoli;
  • se si agisce in coppia, non si devono evidenziare contrasti o contraddizioni, il più esperto e formato dei due assume il controllo cell'azione e delle comunicazioni.
Ergonomia:
predisporre al meglio l'ambiente prima di ogni attività:
  • liberare uno spazio sufficiente, tenendo conto del paziente, degli operatori e degli ausili necessari;
  • disporre a portata di mano tutto il materiale necessario.
Attenzione all'imprevisto:
il paziente può:
  • non comprendere le istruzioni;
  • non volerle eseguire;
  • scivolare;
  • provare un dolore improvviso;
  • avere una reazione di panico;
  • avere una contrazione involontaria;
  • avere un malore (ipotensione);
  • suscitare reazioni di tipo auto-protettivo nell'operatore;
  • avere problemi igienici (perdita improvvisa di urina o feci, vomito, catarro,saliva);
  • avere una risposta anomala al dolore (paziente che si aggrappa disperatamente, diventa violento).

Sinoviectomia della mano e del polso.


Nelle patologie reumatiche si forma un tessuto ipertrofico a livello sia delle articolazioni sia delle guaine dei tendini. Nelle articolazioni, questo tessuto, detto "panno sinoviale", riveste ed erode la cartilagine articolare, avviando e perpetuando il processo distruttivo articolare.
A livello delle guaine tendinee, il panno riveste il tendine, aderendovi ed erodendolo lentamente fino alla rottura.
La sinoviectomia e' un'intervento chirurgico che ha un significato preventivo, deve essere eseguito nelle fasi della sinovite per prevenire la rottura dei tendini e il danno articolare. Concede comunque un beneficio transitorio, perche' il panno si riforma, ma consente un periodo di benessere al paziente.
A livello del polso e della mano le sinoviectomie sono eseguite a livello dei tendini flessori ed estensori (tenosinoviectomia), a livello dell'articolazione del polso, a livello delle metacarpofalengee e interfalangee prossimali.
Un'ecografia della regione da operare puo' fornirfe una conferma diagnostica, particolarmente nel caso di tenosinoviectomia.
L'intervento consiste in un'incisione dell'area sinovitica, seguita da una capsulotomia per accedere all'articolazione, in caso di sinovite articolare, e dall'asportazione del tessuto sinoviale, separandolo dalle strutture circostanti.
In caso di tenosinoviectomia si accede all'area sinovitica dorsale o palmare (mobilizzando il nervo mediano se si trova nel canale carpale) e si libera il tendine dal panno, facendo attenzione a preservare il tendine.
In caso di tendine gia' rotto, si esegue una trasposizione del tendine rotto su uno sano adiacente, in quanto la sutura diretta del tendine rotto mon e' efficace per la degenerazione dei monconi.
E' importante eseguire un'accurata emostasi, perche' il tessuto sinoviale ha tendenza a sanguinare.
L'intervento viene eseguito in anestesia locale p plessica e alla fine viene applicato un bendaggio compressivo da mantenere fino alla rimozione dei punti.
La mobilizzazione precoce e' estremante importante in question pazienti, che sono soggetti all'instaurasi  di rigidita'.
Il post-operatorio si svolge attraverso le seguenti tappe:
  • medicazione dopo 7 giorni
  • rimozione dei punti a 2 settimane
  • ripresa delle attivita' lavorative non manuali alla rimozione dei punti
  • ripresa dell'attivita' lavorativa manuale dopo circa 15 giorni dopo la rimozione dei punti.
Non vi sono controindicazioni assolute. Nei pazienti scoagulati e' necessario sospendere l'anticoagulante embricandolo con altri prodotti a minore rischio di sanguinamento post-operatorio.
Nelle fasi avanzate della malattia reumatica la sinoviectomia non ha alcun significato per motivi anzidetti.
Complicanze:
  • infezioni
  • ematomi locali
  • edema persistente delle parti molli
  • algodistrofia riflessa
  • danni nervosi per lesioni iatrogene di nervi
  • danni vascolari
  • rottura di tendini
  • cicatrici dolorose, pruriginose, o cheloidee
  • recidiva.


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